L’introduzione di rumore nell’ambiente esterno o nell’ambiente abitativo diventa inquinamento acustico quando è “tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi” (estratto dall’art. 2 della L. 447/1995).
Le regole sull’inquinamento acustico sono diverse a seconda che ci si trovi nell’ambiente esterno (cioè all’aperto) o nell’ambiente interno (cioè all’interno degli edifici).
In ogni caso, per valutare se un dato sito è soggetto a inquinamento acustico bisogna confrontare la rumorosità presente (valore misurato fonometricamente, seguendo le procedure vigenti) con un termine di riferimento (valore limite stabilito dalla normativa).
Nel caso dell’ambiente esterno i valori limite sono “assoluti”, si tratta cioè di valori che non possono essere superati dal livello di rumorosità Leq (Livello continuo equivalente) diurno o notturno: quindi si deve misurare il livello Leq sulle ore diurne (dalle 6 alle 22) o notturne (dalle 22 alle 6) e confrontare il risultato con il valore limite che è stabilito dalla carta della Classificazione Acustica del Comune.
Nel caso dell’ambiente interno i valori limite sono differenziali, cioè si deve misurare dentro casa con le finestre sia aperte sia chiuse il livello di rumore in presenza e in assenza della fonte di rumore che produce il disturbo, poi si fa la differenza fra questi due valori misurati e si confronta con il valore limite differenziale (il limite massimo di differenza è pari a 5 dBA di giorno e 3 dBA di notte.